Punto sul campionato D.N.A. Gold (18° giornata)

Ci sono partite talmente importanti, talmente sentite, che sanno perfino arrivare al momento giusto. Solo il futuro dirà se il derby Torino-Biella sia stato davvero un punto di svolta per la stagione della Manital, ma oggi, a caldo, viene da pensarlo… O per lo meno da sperarlo, mettendosi nei panni dei gialloblù. Perché vincere così (di squadra, finalmente) davanti ad un pubblico così (caldo e colorato come le memorie viventi del PalaRuffini non lo ricordavano da quasi 30 anni) è un’emozione che solo chi c’era può comprendere fino in fondo. Il web e i social network sono inondati di video, di interviste, di post che ancora oggi, 48 ore dopo la sbornia, raccontano che domenica a Torino è successo qualcosa di importante. Ogni giorno un articolo sui giornali, anche con rilievo nazionale. Come un tamburo che batte incessante: batte, batte, ad libitum, e non la smette più. E quando il tam-tam inizia a scemare, lascia nell’aria una scia, un’eco che avvolge chi c’era e chi no, per contaminazione riflessa.

Domenica 26 gennaio 2014 resterà una data impressa nella storia del basket torinese e sì, diciamolo, del basket piemontese. Che Torino fosse tornata, ormai era un dato di fatto. Che il pubblico torinese sentisse dentro una voglia così irrefrenabile di riprendersi la scena al cospetto della squadra che per 15 anni ha occupato quello che era stato il suo posto ai vertici della pallacanestro regionale, era invece un qualcosa di molto più difficile da immaginare. Il tutto esaurito del venerdì antecedente il derby era lì ad indicare il crescente entusiasmo che si respirava intorno a questo match, poi i 5214 del Ruffini hanno fatto il resto. Una cornice da Serie A, con i Rude Boys a cantare e saltare dalla Curva Guerrieri trascinando un intero palazzetto nei momenti topici della partita. Dall’altra parte, gli oltre 400 supporters biellesi che non hanno mai smesso di incitare la loro squadra. In campo, uno spettacolo assolutamente degno di questa contorno. Due formazioni che non si sono risparmiate, tenendo vivo fino all’ultimo un derby che per la prima volta nella breve storia dei confronti tra queste due realtà ha visto Torino vincere e riconquistare, almeno idealmente, lo scettro di regina della pallacanestro piemontese. Idealmente perché, a dirla tutta, lo scontro diretto premierebbe Biella per differenza canestri, e in ogni caso non è detto che le due squadre non si trovino nuovamente di fronte alle Final Six di Coppa Italia o perché no, in un’incandescente serie playoff. Certo è che oggi, in classifica, Torino è avanti e ha tutta l’intenzione di rimanerci.

Diciamolo pure: la pressione era tutta sulla Manital. Come prima cosa c’era da vendicare il -20 subito all’andata e da questo punto di vista il “sold out” in prevendita non ha fatto altro che caricare di ulteriori responsabilità la truppa di Pillastrini. I gialloblù sapevano bene che un’eventuale sconfitta avrebbe potuto avere dei contraccolpi non indifferenti, così come sapevano che vincere il derby di fronte a 5mila spettatori era un’occasione imperdibile per far lievitare ulteriormente l’affetto del pubblico in vista della fase cruciale della stagione. Grande pressione, dicevamo, unita però ad un momento di forma tutt’altro che smagliante per la Manital, reduce dalla brutta sconfitta di Jesi, dalla sofferta vittoria casalinga in rimonta contro Ferentino e dal “pasticciato” ko a Trapani dopo due overtime. Insomma: la Torino che tanto ha speso in estate e che non nasconde di puntare alla Serie A, aveva davanti a sé una di quelle prove di maturità che soltanto le grandi squadre riescono a superare. Grandi non solo tecnicamente e come roster, ma soprattutto mentalmente. Ecco perché, col senno di poi, viene da pensare che la tanto attesa sfida contro Biella sia probabilmente arrivata al momento giusto, e che possa rappresentare un punto di svolta della stagione.

In campo, fin dall’inizio, si è vista una squadra molto più reattiva rispetto a quella delle ultime settimane. Niente primo quarto da incubo, stavolta. Biella ingrana subito la quarta, Torino risponde colpo su colpo e il primo quarto vede i lanieri chiudere avanti di 2. Poi la Manital sale in cattedra, mantenendo il controllo fino alla fine pur senza mai riuscire ad ammazzare la partita, e qui subentrano i meriti dell’Angelico Biella, brava a crederci fino in fondo e a tenere sulla corda Torino dopo essere stata anche a -14. Il finale dice 90-83. In casa gialloblù, la grande notizia del giorno è che la Manital ha finalmente vinto di squadra. Lo dicono le statistiche, con ben sei uomini in doppia cifra, lo dicono gli sprazzi di bel gioco, con un terzo quarto perfetto. Tre i fattori chiave per Torino: il predominio a rimbalzo, anche in attacco, dove ne sono stati catturati ben 11; le palle recuperate, 8 contro 0, con Mancinelli grande protagonista; una difesa finalmente intensa e aggressiva, che dal secondo quarto in avanti ha messo la museruola alle bocche da fuoco rossoblù.

Anche i due americani della Pms hanno iniziato a far vedere di che pasta sono fatti: Steele (13) ha sfoggiato autorità e personalità in cabina di regia, attaccando il ferro quand’era ora e infilando triple pesantissime; Bowers (12 punti e 24 di valutazione) si è esibito in una prova di grande sostanza, ergendosi ad assist-man (7) e tirando giù rimbalzi importantissimi. Che dire poi di un monumentale Valerio Amoroso: 22 punti, una prova maiuscola sotto canestro, piglio e sguardo da gladiatore grazie al quale, ancora una volta, ha mandato in delirio un PalaRuffini che già lo considera come un idolo. Bene anche Mancinelli (12), che mai come stavolta ha saputo mettersi a disposizione della squadra, infiammando poi il PalaRuffini con uno schiaccione all’indietro in contropiede. Ottima anche la prestazione di Sandri (12 punti e 23 di valutazione), impiegato per 25’ complice un Wojciechowski fuori condizione, bene anche Gergati (11), autore della tripla che ha dato lo strappo decisivo alla partita, un po’ più in ombra Evangelisti (8), che nei 18’ in cui è stato impiegato ha comunque infilato due bombe importanti.

Biella, dal canto suo, ha confermato sul campo quanto di buono fatto vedere finora. Strepitoso Voskuil (25 punti e 7/13 da tre), cecchino dalla mano chirurgica che immancabilmente ha punito la difesa torinese in tutti le occasioni (poche, a dire il vero) in cui gli è stato concesso spazio. Meno incisivo del solito Laganà (14), venuto fuori soprattutto nell’ultimo quarto, che resta comunque uno dei play più futuribili di questa Adecco Gold. Il terzo ko di fila non complica i piani di inizio stagione per i lanieri: dopo l’ottimo girone d’andata, l’Angelico dei giovani vanta ancora tanti crediti da spendere. Certo è che se l’appetito vien mangiando, ora il cammino per il sogno playoff inizia a complicarsi. Biella rimane infatti a quota 20, al confine della zona playoff al pari di due “big” come Barcellona e Verona. Torino, ora, ha quattro punti in più e si insedia da sola in terza posizione, a soli due punti dal tandem di testa Trento-Capo d’Orlando. Prossimo obiettivo: dare continuità alla prestazione di domenica, di gran lunga la migliore sfoderata fin qui tra le mura amiche. Perché vincere il derby era importante, importantissimo, ma questo pubblico, questa Torino, non hanno alcuna intenzione di accontentarsi.

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